Monologhi della vigna: la vendemmia

L’aria ĆØ frizzante e non ho dormito: la diraspatrice ĆØ controllata, i serbatoi sono puliti, ho anche riguardato tutto quello che serve, con un po’ di fortuna sarĆ  una buona giornata; oggi tutto e tutti saremo impegnati e la giornata sarĆ  molto lunga, e sarĆ  sicuramente una bella giornata

la vigna ĆØ pulita, l’erba tagliata, una sfogliatura leggera mette i bei grappoli in vista, qualche grappolo ha qualche problema, anche quest’anno combattere oidio e peronospora ĆØ stato molto difficile, ma siamo arrivati qui, con tanto sudore, tanta passione e tante speranze

ĆØ difficile accettare, che il risultato di un anno di lavoro abbia una data cosƬ importante che segna il confine tra la stagione in vigna e la stagione in cantina: da domani non camminerĆ² piĆ¹ tanto spesso nei filari, ma sarĆ² in cantina, giorno dopo giorno, a sorvegliare il mosto che diventa vino e a controllare che il vino sia quello che mi piace, quel vino fresco e sincero che lega la mia vita e di chi mi accompagna giornalmente in vigna, alla vigna, alla cantina, al terreno, alla stagione

alla spicciolata sono arrivate le persone che mi aiutano,

sono molti oggi, ho preparato la festa che seguirĆ  quando brinderemo al dono della natura: la vendemmia

sono tutti vogliosi di scendere in vigna, nelle mie ripe scoscese ad assaggiare il frutto di tanto lavoro e a riempire le cassette dell’uva pronta alla spremitura

ci siamo organizzati: le cassette in vigna, l’addetto al trasporto delle cassette, la motocarriola con il pieno e pronta a macinare per la giornata filari e filari, la deraspatrice ĆØ sul tetto della cantina cosicchĆ© il mosto possa scendere per gravitĆ  nei serbatoi che sono lindi e pronti

anche quest’anno aspetteremo il miracolo della fermentazione

il vocio in vigna ĆØ costante, a coppie chi vendemmia incomincia a parlare della vita, della vigna, del vino, dei figli, e poi tutti scoprono che anche se sono sconosciuti e si trovano in vigna per motivi diversi hanno sempre qualcosa in comune: un amico, una passione, un evento, una idea….

la carriola percorre i filari e il suo motore si affianca alle chiacchiere appassionate, ĆØ un rumore costante che a volte si allontana e a volte si avvicina e allora ci prepariamo al primo carico

le cassette vengono scaricate e si guarda l’uva: l’occhio ĆØ pronto a cercare difetti, bucce, marciume, occorre fare attenzione e togliere tutto quello che non serve e che potrebbe portare qualcosa che non fa bene al mosto

la deraspatrice inizia a schiacciare il primo carico, l’attenzione di alza: occorre vedere che tutto proceda al meglio: tutto ĆØ montato giusto, tutto procede

finalmente il mosto inizia a riempire il serbatoio: le bucce, il succo, il seme: non vedo l’ora di assaggiarlo e di misurare lo zucchero, chiuderĆ² gli occhi mentre lo assaggio pensando al vino che ne verrĆ  dopo che i lieviti avranno incominciato a lavorare e che il tempo avrĆ  trasformato questo mosto dolcissimo nel vino che piĆ¹ amo

la vigna mi guarda, ha voglia di riposo: le foglie sembrano stanche e incominciano ad ingiallire: ĆØ ottobre il la temperatura non ĆØ cosƬ calda e si preparano al riposo

l’ho percorsa una stagione ed ho osservato con lei il cielo sperando che i capricci del tempo non le portassero dolore e non distruggete i miei sogni e per mesi abbiamo lavorato insieme: lei nel farmi capire cosa ha bisogno ed io a curarla per arrivare alla tanto sospirata giornata di oggi

le cassette arrivano, la vasca cresce, sarĆ  una bellissima annata…la gente parla di meno, il caldo, la fatica, il salire e scendere dai filari si fa sentire ed ora sa che deve finire, il tempo regge per fortuna, le gambe meno, ma tutti vogliono arrivare in fondo

“quanto abbiamo raccolto?”, “quanti gradi farĆ ?”, “come ti sembra?”, “quando lo berremo?” la felicitĆ  della fine si accompagna alle domande sul futuro: cosa ho fatto? che senso ha quello che ho fatto? quando vedrĆ² il frutto di quello che ho fatto?

la vasca ĆØ piena e non resta che aspettare: miracolosamente in pochi giorni il mosto ribollirĆ , ĆØ il miracolo della fermentazione ed ĆØ il miracolo dei nostri lieviti che risvegliatisi dal riposo si accorgono di avere zucchero e mosto da trasformare

terra, dedizione, lavoro, sudore, vigna, sole, acqua, temperature, tutti insieme con uva, uomo, lieviti da oggi ad esprimere il senso di una vita in vigna

Monologhi della vigna: la grandine

il cielo si incupisceā€¦

arrivano nuvole, basse, sordeā€¦

tutto il grigio del mondo ĆØ cielā€¦

nemmeno il sole fa sapere dove si trova, tanto ĆØ spessa la coltre di nubi; nubi pesanti, nubi lorde, nubi sorde che portano pensieri di terrore

il vento si prende il palcoscenico: suoni e movimenti riempiono lo spazi, le piante ondeggiano e sembrano esprimere la loro paura; sordi tuoni arrivano da lontano: arriveranno fino a qui? arriverĆ  la grandine? arriverĆ  il terrore?

mi chiedo chi possa essere colui che ordisce questa trama fitta, cupa e imperscrutabile, drammatica e comica, questa trama che ĆØ come la vita, imprevedibile e a volte terribile

chi puĆ² mettere in scena il grigio piĆ¹ cupo, tutte le paure, e chi possa in un attimo trasformarlo nel cielo piĆ¹ limpido e terso

a volte le nubi corrono veloci fino ad arrivare a scatenare lā€™inferno lasciando basito e inerme quel povero uomo che corre nella sua vigna, inseguendo lā€™annata, inseguendo il suo vino

il cielo si incupisceā€¦

la vigna ĆØ pronta e richiude le sue foglie su sĆ© stesse, si fanno piĆ¹ piccole, quasi a nascondersi della guerra che forse tra poco si scatenerĆ : chi ordisce questa trama non sarĆ  mai sensibile al mio dolore, e forse si divertirĆ  a sentire lā€™affanno e le speranze di chi ĆØ vittima della sua bizzarria

le prime gocce cadono, sono rare e pesanti,

ma non ĆØ pioggia lieve, come quella di primavera, quando accarezzando il terreno lo fanno fiorire, ma nemmeno la pioggia continua dā€™autunno, che ti stanca e ti infreddolisce, ma che non porta sventure se non quando il terreno lordo e pesante non si abbandona al pendio; ĆØ la pioggia dā€™estate, che ogni volta ĆØ una nuova volta, ogni volta ĆØ terrore e speranza, tra la vita e la fatica

sarĆ  dura 

quando la pioggia aumenta e il grigio diventa cupo e aumenta il vento, insieme aumenta la paura: a volte come dā€™incanto il vento si ferma e le mie foglie lentamente si riaprono incredule dello scampato pericolo., a volte arriva lei, la grandine e allora il cuore si addolora pensando a quello che sarĆ  domani, la stagione, il vino

Monologhi della vigna: primavera

pioveā€¦la nuova linfa freme e ancora la mia voglia di crescere si fa sentire: i tralci incominciano a sentire il peso dei giorni, cercano il cielo, e nella loro crescita verso il cielo il peso lƬ piega:

aspirano al cielo, ma lƬ attira la terra

mi aiuterĆ  lā€™uomo con il suo gesto paziente che, raccogliendo le mie liane, infilandole a una a una, mi raddrizza, mi pettina, mi rende piĆ¹ bella e cosƬ i miei viticci ballando nellā€™aria riescono ad aggrapparsi a qualcosa di solido: i filo, un altro tralcio, un palo finchĆ© alla fine ogni ramo si avvicinerĆ  al suo sogno: arrivare al cielo

mi godo la bella pioggia, che ora ĆØ vita, ma quello vita non ĆØ solo gioia: a volte ĆØ goccia, a volte ĆØ torrente, ĆØ pioggia che mi lascia il tempo di bere ed ĆØ pioggia che mi affonda le radici nel fango, o peggio pioggia che scava, che toglie il respiro, che mi toglie la terra, che ti toglie la vita scoprendo anche le mie intime radici

e allora ogni volta ti trovi, dopo la pioggia sperare il sole, lā€™afa, lā€™umido fino a temere che questo folle alternarsi di tempi e di modi non porti la nebbia che oscura le foglie e che si prende i miei grappoli

allora supporto e sopporto lā€™uomo che con pazienza mi aiuta a trovare la piccola resistenza, mi viene in soccorso la terra, la natura, lā€™acqua, il sole e allora aspetto quella goccia di acqua, quelle gocce di essenza, di ortica, di salice, di zolfo, di rame, di odore, di sudore, di acqua, di sole, e di tutta la speranza mi accompagna verso lā€™apoteosi della mia stagione, quello che lā€™uomo che mi cura chiama vendemmia

e allora sole, pioggia, acqua, rame, zolfo, e ancora acqua, sole, rame, zolfo, e poi sole, pioggia e di nuovo acqua rame e zolfo

chissĆ  se io e lā€™uomo che mi cura, riusciremo anche questā€™anno a portare zucchero nel nostro frutto, e amore nel nostro vino

Vendemmia 2019

Lā€™annata 2019 ĆØ stata un’annata durissima partita con un maggio freddissimo a continuata con frequenti acquazzoni accompagnati spesso da grandinate. Il maggio freddo ha penalizzato l’uva nel periodo di fioritura con un risultato negativo sulle rese, mentre tre sono state le grandinate che hanno colpito il nostro merlot: la peggiore il 22 giugno ha messo a dura prova le piante che hanno dovuto rifogliare, esponendosi allo oidio che nel mese di luglio l’ha fatta da padrone. La lotta contro lo oidio ha comportato un duro lavoro, aggravato dal fatto che le frequenti piogge hanno comportato trattamenti con pompa a spalla, In ogni caso la stagione ha permesso di capire tante cose su questo fungo, sui suoi effetti e sulla lotta per debellarlo, effettuata sempre in maniera bio e mai invasiva.

Una vera annata eroica.

L’ultima grandinata di inizio agosto ha colpito invece l’uva giĆ  invaiata, anche in questo caso la reattivitĆ  in campo e il duro lavoro hanno permesso di riparare i danni, ma porteranno ad una vendemmia leggermente anticipata al fine di evitare che le piogge prevedibili di fine settembre o inizio ottobre portino ulteriori danni all’uva. La maturitĆ  fenolica dei grappoli ĆØ comunque avanti e l’uva grazie in questo caso anche Grazie caldo, hanno recuperato il ritardo che avevano accumulato fino a fine giugno.

Ed ora andiamo in vendemmia curiosi di vedere il risultato di una annata eroica, sperando in un vino altrettanto eroico, magari meno faticoso.

Naturale/Natural

La scelta di un vino ā€œnaturaleā€ ĆØ stata veramente semplice…innanzitutto occorre chiarire il concetto di naturalitĆ  che per noi. Andando allā€™essenziale, per noi vino naturale significa un vino proveniente da uve e vinificato riducendo al minimo interventi esterni che non siano la mano dellā€™uomo. Il minimo di zolfo e rame in vigna, una gestione del verde rispettosa, attenta a salvaguardare la vite, pur sfogliandola e addomesticandola per salvaguardare o garantire la qualitĆ  dell’uva; una gestione attenta dell’inerbimento per garantire la massima biodiversitĆ  e il completo compimento delle fasi vegetative delle essenze erbacee, senza mettere a repentaglio la vite da una parte, con tagli tardivi, o le api, con tagli continui e irrispettosi. E il vino? Una vinificazione minimale, attenta a valorizzare il terroir, che privilegia lieviti indigeni, un minimo di solforosa, nessuna forzatura, partendo da una selezione attenta delle uve e da una parcellizzazione consapevole del vigneto, mirata a definire particelle omogenee e coerenti con l’obiettivo puntato sul vino da realizzare. Naturale nell’approccio anche se la naturalitĆ  potrebbe essere definita meglio come artigianalitĆ  non invasiva. E, come dicevo, e scusate il giro di parole, per noi ĆØ stato naturale fare cosƬ. Non siamo capaci di pensare nemmeno lontanamente a un diserbo, non vogliamo sentire parlare di pratiche enologiche che facilitano, aiutino, addomestichino…pur non riuscendo a fare a meno di mezzi e strumenti assolutamente artificiali, pompe, taniche, botti…

Per qualcuno dei nostri colleghi ĆØ inconcepibile…tanto ĆØ naturale per noi quanto ĆØ irrazionale per altri che vedono nel nostro modo di fare un lato di masochismo molto accentuato. Devo dire che un po’ sconcerta anche certi enologhi, quasi indispettiti nel non dovere (o potere) intervenire (fortunatamente non tutti), come quel medico che pur avendoti visitato e non avendoti trovato nulla si sente in dovere di prescrivere comunque una ricetta perchĆ© altrimenti si sente di non essersi guadagnato la giornata.

Ma la soddisfazione piĆ¹ grossa ĆØ accompagnare passo passo la vigna e il vino: seguire i germogli, proteggerli e vederli crescere, assaggiare spillando dalle botti qualche millilitro di vino seguendolo nella sua evoluzione, cercando di prevederla, quasi a cercare di leggere il futuro nella rossa vitrea sfera del bicchiere.

Ma allora perchƩ devo spiegare i motivi di una scelta, per tanti cosƬ estrema di un vino naturale? No, non devo spiegare nulla, saranno gli altri a dirmi perchƩ cercano cose diverse.

Ho le dita nere

Ho le dita nere. Direi di piĆ¹: abbiamo le dita nere…

E’ lo zucchero che penetra, il colore dell’uva, il colore del sole trasformato da foglie e radici, e adesso mi ritrovo le mani nere. SembrerĆ  strano ma di tutto quello che abbiamo fatto per la vendemmia e per la vinificazione la cosa che mi ha colpito di piĆ¹ ĆØ proprio questa: le dita nere…

ma non solo, le dita profumate di mosto, un profumo di dolcezza che ĆØ penetrato nella pelle, nel corpo, come il nero delle dita.

E dire che l’avevo notato, tempo fa, quando in cantina ci andavo a degustare o a cercare di capire: avevo notato quelle dita nere in qualche viticoltore, forse quelli piĆ¹ appassionati, oggi capisco, quelli che nel mosto ci mettevano le mani, quelli che le bucce le tolgono dai serbatoi, quelli che il vino se lo sentono dentro.

Ogni tanto mi guardo le mani, le annuso, e penso al mio vino, che mai avrei pensato di riuscire a fare, mentre ora ĆØ li, che mi aspetta e mi dico, orgoglioso, ho le dita nere.